Critica

Il magistrale interprete delle nubi prima di morire Jean B.C. Carot si lamentava con i suoi allievi al capezzale, di come i suoi cieli fossero difettosi, e si rammaricava di non averli dipinti con maggiore abilità. Grande ricercatore dell’atmosfera fu William Turner che seppe, specie nei suoi acquerelli, cogliere la suggestione panteistica, della natura. Ma ancor più sublime fu John Constable, il quale nell’opera “Studio di nubi”, al Victoria and Albert Museum di Londra, giostrò su di una calibrata messe di toni, riuscendo a cogliere persino le stratigrafie delle correnti aeree.
Mi sono dilungato in questa premessa, perchè Mario Aranci, tra tanti artisti che ho incontrato nella mia vita, è uno dei pochi che abbia saputo risolvere il movimento dinamico dei cumuli e dei cirri, conferendo ai nembi impettiti, che avanzano a plotoni affiancati, il mordente poetico dell’ambiente. Scaturiscono così campagne opime, filari di abeti e di alberi mediterranei od alpini, che esprimono nei cieli l’espressività e l’esuberanza avvincente delle nubi. Egli è dunque il poeta incontrastato dei cieli, delle limpide atmosfere, dei cirri e dei nembi, con una potenza cumuliforme risaltante ed immediata, ardita e coinvolgente.

Antonino De Bono, redattore e critico